giovedì 30 ottobre 2008

Il mistero del colore

(di Massimiliano Benvenuti)

Tutto quello che non viene insegnato a scuola sul concetto di luce e colore cercherò di riassumerlo in questo testo. Tempo fa durante una conferenza, dopo aver esaurito il discorso sul tema trattato, ebbe inizio il dibattito, tra le varie domande che mi vennero poste, ci ne fu una apparentemente semplice ma che così non era.

Una voce disse... “Di che colore è la luce?”

Stavo per fare una figuraccia, stavo per rispondere bianco, che poi è la risposta accademica che ti insegnano a scuola quando hai l’età del bambino che mi aveva posto la domanda. In un attimo nella mia testa entrarono una miriade di pensieri e quando li rimisi in ordine cercai di rispondere con parole simili a quanto segue nelle righe sottostanti.

A scuola insegnano che la somma dei colori primari contenuti in un raggio di luce come risultato generi il bianco, numerosi sono gli esempi proposti. In realtà è solo una colossale truffa o per meglio dire, la più antica delle illusioni che ancora oggi cavalca il nostro senso di percezione. Per rispondere correttamente bisogna fare un passo indietro, ed entrare nel meccanismo percettivo dell’occhio.

Da studi fisiologici effettuati su quest’organo di si è appreso che quando un raggio di luce che attraversa il suo interno passando dalla pupilla, arriva sul fondo dove migliaia di recettori raccolgono le informazioni luminose per poi inviarle al cervello che le codifica dandoci l’idea della vista.

Il centro del discorso sono proprio questi recettori, ne abbiamo principalmente due tipi, i bastoncelli ed i coni, i primi situati nella regione periferica, sono in grado di reagire agli stimoli luminosi privati del colore, in sostanza vedono in bianco e nero, i secondi invece localizzati nell’area centrale, quella che raccoglie un maggior numero di informazioni, sono differenziati in tre sottotipi distinti in quanto ognuno di loro reagisce in modo specifico a tre colori che poi sono stati definiti primari ossia rosso, giallo e blu. I recettori non sono distribuiti in maniera ordinata ma sono sistemati in modo casuale ad esempio immaginatevi di osservare dall’alto un campo con dei fiori composti appunto dai colori primari.

Per ogni colore ci sono all’incirca la stessa quantità di recettori quindi da questo se ne deduce che l’impronta percettiva visiva è diversa da persona a persona, esattamente come accade per le impronte digitali. Nei daltonici la quantità dei tre tipi di recettori non è uniforme, le variazioni quantitative, troppi recettori di un tipo oppure troppo pochi, causano disturbi visivi tali da non permettere loro di distinguere alcuni colori.

Fin qui tutto torna, nulla di strano, sono cose risapute, adesso arriva la parte divertente, ossia parleremo non di quello che è dentro il nostro occhio bensì di quello che avviene fuori, nel mondo esterno, parleremo del campo elettromagnetico.



(Schema semplificato del campo elettromagnetico)

Da quello che i fisici sono in grado di misurare, di tutto lo spettro elettromagnetico finora conosciuto solo una piccolissima parte è visibile all’occhio umano, tutto il resto è buio, come se non esistesse.

Tutto il mondo cosi come lo conosciamo, come lo viviamo, è vincolato dalla percezione di quella minuscola fettina di un’immensa torta. Che fine ha fatto tutto il resto?

Ma la cosa più misteriosa arriva ora, le onde elettromagnetiche viaggiano nello spazio a determinate frequenze, immaginatevi la superficie di uno stagno in cui avete lanciato un sasso, ci saranno onde che hanno un oscillazione più lunga, altre più corta. Per rimanere su quello che conosciamo ad esempio la luce rossa ha una frequenza più ampia rispetto alla luce viola.

La sostanza del discorso è proprio questa, indipendentemente dal tipo di frequenza le onde elettromagnetiche non hanno un colore, sono solo delle oscillazioni nello spazio/tempo che i minuscoli recettori che popolano il fondo dell’occhio, ad esempio quelli del rosso o per meglio dire sensibili alle oscillazioni presenti nell’intorno della lunghezza d’onda di 560 nanometri, riconoscono, quantificano ed inviano l’informazione al cervello, il quale dopo l’elaborazione ci restituisce come rosso.

E' il cervello quindi che colora il nostro mondo

Stupiti? Non ancora, c’è giusto il tempo per lanciare un’altra sorpresa. Secondo voi come funzionano gli altri sensi del corpo umano? Esattamente nello stesso modo, sono solo dei segnali di varia natura che di volta in volta vengono tramutati in sensazioni emozionali che ci immergono in questo viaggio conosciuto come vita.